lunedì 18 dicembre 2006

BENTLEY Continental GT

Quando si parla di lusso automobilistico non si può non parlare di Bentley.















La cura di ogni dettaglio e la garanzia dell'affidabilità sono i concetti chiave della casa britannica che sul mercato del lusso si è imposta per la sua raffinatezza.
Non dimentichiamo infatti che ogni singolo componente automobilistico prodotto da questo marchio viene realizzato a mano e siglato in modo tale da poter rintracciare l'artigiano che lo ha lavorato.

Il modello che vi presentiamo in queste foto è la Bentley Continental GT.
Questa vettura è stata assemblata all'interno delle nuove strutture realizzate nello storico stabilimento di Crewe.
In ogni caso, per quanto la Continental GT sia una Bentley da cima a fondo, non è possibile ignorare il ruolo fondamentale avuto dal Gruppo Volkswagen nella sua genesi.














Difatti, grazie agli investimenti della Volkswagen - per un importo di 500 milioni di sterline - è stato possibile trasformare il sogno di un Bentley Coupè in realtà.

La Casa tedesca però non si è limitata soltanto ad investire ma ha dato alla Bentley anche la possibilità di trasformare le officine di Crewe in un centro produttivo ai vertici dell'eccellenza tecnologica.

La Continental GT è un coupé Bentley interamente nuovo, ispirato alla più raffinata tradizione del Gran Turismo.

Quella che avete di fronte è la più veloce vettura quattro posti al mondo,
in grado di raggiungere una velocità massima di oltre 290 Km/h, come pure d'accelerare da zero a 100 Km/h in meno di 5 secondi.
Ad azionarla è un propulsore W12 biturbo di 6 litri realizzato dalla Bentley, capace di erogare oltre 500 CV.














Cattura lo sguardo lo spoiler posteriore integrato che si solleva a partire da una determinata andatura. Lo sbalzo anteriore è ridotto all'essenziale, mentre le fiancate possiedono un andamento piuttosto pronunciato ed il frontale è caratterizzato da grandi gruppi ottici.

Come tutte le Bentley, anche la Continental GT possiede un unico difetto...Il prezzo.

venerdì 15 dicembre 2006

BMW Hydrogen 7

Si preme un bottone e si passa dall'alimentazione a benzina e quella ad idrogeno.
Non è un film, ma è ciò che rende speciale la nuova BMW Hydrogen 7.















Stiamo parlando di una berlina che, dopo l’apparizione allo scorso Motor Show di Bologna, si farà conoscere sulle nostre strade molto presto e con l’aiuto di ben 100 testimonial VIP.
Infatti, questa nuova berlina di lusso, la prima al mondo a idrogeno, verrà presentata in tutto il mondo da cento guidatori privilegiati, volti noti che dovranno impegnarsi, sotto contratto, a fare da ‘testimonal’ all'auto che verrà loro concessa.















La BMW Hydrogen 7 con motore a idrogeno è frutto di una strategia in costante sviluppo, il cui obiettivo è quello di portare il concetto di mobilità sostenibile nella vita di tutti i giorni.
Dotata di un motore 12 cilindri a 191 kW / 260 CV, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 9,5 secondi, la berlina a idrogeno della Casa tedesca può raggiungere una velocità massima di 230 km/h, velocità limitata elettronicamente.
La peculiarità di questa nuova ‘bavarese’ però non si trova nel motore, bensì nel serbatoio, anzi ‘nei serbatoi’.

La BMW Hydrogen 7 è infatti dotata di due serbatoi combinati, che offrono un’autonomia di circa 700 chilometri: quasi 500 km grazie ai 74 litri del serbatoio di benzina e circa 200 km grazie agli 8 kg di capienza del serbatoio di idrogeno (che è immagazzinato allo stato liquido).

Andrebbe ricordato a questo proposito che quando la Hydrogen 7 va ad idrogeno, le emissioni consistono in solo vapore acqueo, senza emissioni nocive e di CO2. Per questo le vetture ad idrogeno sembrerebbero essere la chiave di volta per una mobilità che non danneggia l’ambiente.

Per la BMW la Serie 7 rappresenta la prova tangibile che l'idrogeno liquido può essere utilizzato come fonte energetica per le automobili di serie, preparando il terreno per lo sviluppo, già in atto, di un’infrastruttura di distribuzione destinata a servire soprattutto altri rifornitori di idrogeno.

Dopo la prova, la Hydrogen 7 sarà disponibile in Europa e negli Stati Uniti a partire dalla primavera 2007, mentre nella seconda metà del prossimo anno sarà esportata in Giappone.

E i rifornimenti? Sarà direttamente BMW a rifornire i prototipi in prova, nell'attesa di una distribuzione capillare di impianti, dal costo stimato in circa 3 miliardi di euro...

sabato 18 novembre 2006

ASTON MARTIN Rapide: Champagne a 290 Km/h













Un’auto sportiva, ma di gran lusso. Questa è la nuova Aston Martin “Rapide”.

Si tratta di un coupé a cinque porte che vuole infrangere ogni legame con il passato delle sportive, lanciandosi in un originale progetto, ovvero quello di fondere lo spirito sportivo con la raffinatezza e lo sfarzo più elevato.

Sulle orme della Casa automobilistica tedesca Mercedes, che con la CLS ha tentato una strada molto simile, la Casa alata ha voluto presentare al Salone di Detroit il prototipo della nuova “Rapide”, un prototipo che, costruito sulla base della DB9, nel corso del prossimo anno segnerà il ritorno dell’Aston Martin tra le ammiraglie più sportive.










Dotata di una forma elegante, senza spigoli e dalla carrozzeria levigata, la “Rapide” è lunga circa 5 metri. Una lunghezza che tuttavia viene alleggerita dalle linee pulite e semplici che seguono fedelmente la strada tracciata dalle recenti Aston Martin.

Entrando nell’abitacolo non si può non rimanere colpiti dalla raffinatezza degli interni. Pelle pregiata, radica di noce e alluminio dominano l’ambiente, che, oltre ad essere accogliente e confortevole, non dimentica di sottolineare il lusso sfrenato in ogni dettaglio.


Degno di nota, ad esempio, è l’orologio firmato Jeager-LeCoultre, un marchio che all’Aston Martin ha recentemente dedicato anche uno svegliarino ambitissimo dai collezionisti di orologi: l’AMVOX1.










Ma ovviamente le sorprese di questa vettura non finiscono qui.
Infatti se, come già accennato, la “Rapide” non ha quattro porte ma bensì ne possiede cinque, dare un’occhiata alla coda risulta inevitabile.

E’ appunto qua dietro che si trova un pratico portellone che aperto svela un vano portabagagli sufficientemente ampio da poter accogliere le borse di tutti e quattro i passeggeri, oppure, perché no?


In questo vano possono anche essere collocate un paio di bottiglie di Champagne con quattro bicchieri di cristallo che, insieme ad una scacchiera (passatempo originale per i passeggeri più annoiati), non fanno altro che confermare il gusto raffinato Aston Martin
.









Ancora più spazio, poi, si può guadagnare ripiegando i due sedili posteriori. Anche se in questo caso parlare di sedile appare inopportuno. Sarebbe meglio utilizzare il termine di “poltrone”, dato che ognuna di queste è rigorosamente singola, per poter garantire un confort di assoluto prestigio.

Il retro di ciascuna di queste, inoltre, è interamente costruito in legno, mentre nel poggiatesta delle poltrone anteriori sono stati incastonati due display LCD dell’impianto di intrattenimento multimediale.










Ne risulta pertanto un abitacolo capace di sfoggiare il giusto equilibrio tra modernità Hi Tech ed eleganza squisitamente british.
Un arredamento chiaro e luminoso, dove la tecnologia si confonde tra il lusso della pelle e lo sfoggio della radica, come nel caso del porta-cellulare, installato verticalmente nel tunnel centrale.


Tuttavia una carrozzeria tanto lussuosa ed esclusiva non deve farci dimenticare che stiamo parlando di un’Aston Martin, perciò di un prototipo che sfiorando i 500 cavalli è stato battezzato “Rapide”.
Essere più lunga di 30 cm, pesare 140 chilogrammi in più ed essere dotata di altre due porte ha significato per la “Rapide” un irrobustimento dello stesso motore della DB9 (un 6.0 V12) che le permetterà di scattare dai zero ai 100 Km/h in circa 5 secondi, per poi farle raggiungere una velocità massima che si dovrebbe aggirare attorno ai 290 Km/h.

Troppo? Non preoccupatevi. Gli ingegneri Aston Martin nella progettazione dei freni non hanno fatto economia nè di ceramica nè di carbonio.
Ad essere inoltre modificati per adattarsi meglio al passo più lungo sono stati i sei rapporti del cambio sequenziale con levette al volante.
Risultato, una grande affidabilità sulla strada.Probabilmente però per vedere una “Rapide” correre sul nostro asfalto ci vorranno uno o due anni.









L’arrivo della sua versione ufficiale è previsto per il 2007.
Anche se, da voci non confermate, giunge la notizia che il prezzo di listino sia ancora da definire e che l’arrivo potrebbe slittare al 2008.
Intanto, una cosa resta certa: la competizione ideale tra l’Aston Martin “Rapide”, la Maserati “Quattroporte” e la futura Porche “Panamela”…è aperta!

JAGUAR XKR














Linee morbide, rotonde, mai troppo marcate. Fari che si allungano leggermente ad abbracciare la fiancata laterale. Un design che non corre solo sulla strada, ma anche nel tempo e che vuole essere degno del presente. Un giaguaro che si schiaccia, che non pretende più di essere tridimensionale, ma che si fonde alla griglia come se volesse mangiare anche lui quell’aria che attraverserà il motore. Questa è una Jaguar.
Più esattamente la nuova generazione della XKR, un gioiello che merita sicuramente qualcosa che vada oltre la considerazione. Che merita l’attenzione di tutti i vostri sensi.

















Innanzitutto perché quando si apre il cofano di una Jaguar XKR ci si trova di fronte ad un V8 di 4.2 litri, sovralimentato con un compressore volumetrico che gli permette di erogare 416 cavalli, con una coppia massima di 560 Nm.
















Di questo felino sono disponibili ben due versioni.
La prima è quella coupè, che accelera da 0-100 km/h in 5,2 secondi.
Mentre la versione cabriolet è in grado di portarvi a 0-100 km/h in 5,3 secondi. Tuttavia, se proprio volessimo metterla in questi termini, la velocità massima è limitata elettronicamente.
Con lei potete correre sull’asfalto, sentire il vento sulla pelle, assaporare l’emozione di guidare col cuore che batte sempre più forte mentre il piede preme l’acceleratore o mentre vi preparate ad affrontare una curva. Tutto questo con lei è garantito, ma non ad una velocità superiore ai 250 km/h.

Inoltre, questa variante cattiva dell'ultima "XK" possiede un cambio automatico-sequenziale a 6 rapporti che dovrebbe essere in grado di scattare sullo 0-100 in poco più di 5 secondi (stando ai dati dichiarati dalla Casa).















Da quando sarà possibile realizzare questo sogno?
La “XKR” si potrà ordinare a partire dal prossimo luglio.
Quelle che vedete pubblicate qui, infatti, sono tutte fotografie in anteprima. Immagini che vorrebbero già possederla. E invece soltanto chi potrà permettersi di spendere 94.990 Euro si metterà in garage questa coupè. E se non è lei quella che volete, se è la cabrio a suscitare quel tipo di emozioni dentro di voi, quelle sensazioni che vi fanno sentire che deve essere vostra, preparatevi a sborsare 102.990 Euro, e ricordatevi che questi prezzi sono tedeschi, perciò ad ogni cifra dovrete aggiungerci 5-8.000 Euro.

MV AUGUSTA BRUTALE

“La magia di una motocicletta sta nella sua capacità di rispondere ai comandi di chi la guida. Una moto potente e reattiva, capace di accelerare con veemenza e di fermarsi con altrettanta efficacia ci restituisce una sensazione di guida Brutale. Anzi, più precisamente, da MV Augusta Brutale…” .

Questo ha dichiarato Claudio Castiglioni, presidente di MV Augusta Motorcycles, alle pagine di “Chi vuol essere Billionaire? Estate 2005”, il magazine legato al celebre locale di Flavio Briatore e Lele Mora a Porto Cervo.

La MV Augusta Brutale, la naked più elegante sul mercato, vero capolavoro italiano, arriva a 136 cavalli e diventa 910. Una nuova versione della MV Brutale che viaggia ad una velocità di 257 Km/h.

Quattro cilindri bialbero, alimentazione a iniezione e cambio a sei marce estraibile, come sulle moto da corsa. Anche la posizione sulla sella ricorda a chi guida una MV Augusta Brutale il brivido da competizione: spazio ridotto al minimo, per un limitato sviluppo longitudinale del sellino che non permette di arretrare quanto si vorrebbe. In cambio, emozione da gara.

Innovativo è il proiettore anteriore, di chiara ispirazione automobilistica. Ma l’autentica meraviglia di questa moto resta il telaio. Acciaio e alluminio che si fondono in una linea aggressiva ma allo stesso tempo estremamente raffinata.

La ricercatezza non manca neanche nell’impianto di scarico, del tutto integrato con l’estetica della moto. Ad esaltarne la sonorità i due terminali a “canne mozze” sovrapposti realizzati in acciaio inox, una scelta che permette inoltre un ottimale abbattimento dei decibel.

Ad arricchirne ulteriormente le prestazioni e l’aspetto estetico i particolari in lega d’alluminio, come il manubrio, i pedali di freno e cambio, l’attacco della pompa del freno posteriore, i supporti delle pedane e la piastra di sterzo superiore. Da non dimenticare i cerchi in lega a forma di stella…

Questa creatura di Massimo Tamburini, lo stesso designer della MV F4 Oro (la moto esposta pochi anni fa al Guggenheim Museum di New York), è apprezzata non solo dal pubblico, ma anche dai designers delle Case concorrenti. Nel mercato mondiale la MV Augusta Motorcycles ha collezionato numerosi riconoscimenti. La filosofia aziendale di questo prestigioso marchio italiano l’ha riassunta così Claudio Castiglioni: “Creare emozioni. Le nostre moto devono essere in grado di viaggiare anche da ferme. Ricerchiamo una forza espressiva che sia in grado di stupire, sia nella forma che nella cura del dettaglio unita ad una meccanica di grande raffinatezza esecutiva”.

Il modello Brutale, nonostante il prezzo (che si aggira attorno ai 14.000 – 15.000 euro) e le prestazioni assolutamente d’elite, negli ultimi anni ha fatto il suo ingresso nella classifica delle 20 moto più vendute nel mercato nazionale, e non solo.

La MV Augusta Brutale ha fatto innamorare stars come George Clooney, Brad Pitt, Luc Besson e Tom Cruise. “Tuttavia” ha precisato Castiglioni “più che un volto noto in particolare mi piacerebbe vedere in sella alla Brutale tutti coloro che attualmente sono in attesa di riceverne una…”.

FERRARI 599 GTB













Aggressiva ed elegante. Soltanto questi due aggettivi potrebbero essere sufficienti per descrivere l’ultima nata in casa Ferrari, la 599 GTB. Il design targato Pininfarina assicura a questa vettura uno stile contraddistinto da linee innovative e decisamente più aggressive rispetto alla sua diretta antenata, la Ferrari 575M Maranello. Un’auto, quest’ultima che, insieme alla 550 Maranello (presentata nel 1996) ha raggiunto le 5700 unità prodotte, un record nel loro segmento per il Cavallino Rampante. Un record che si è voluto riaffermare con la nuova 599 GTB.

Nella produzione Ferrari le berlinette a 2 posti 12 cilindri, dalle celebri 250 GT alle 275 GTB e 365 GTB4, sino alla citata 575M Maranello, sono sempre state il modello simbolo e un vero vanto tutto italiano. Guardandola in faccia, la Ferrari 599 GTB mostra un cofano motore percorso da una decisa bombatura centrale, con due ampie prese d’aria di grande impatto, che sembrano indirizzare l’occhio verso i gruppi ottici anteriori, che costituiscono un’evoluzione di quelli della F430.

Aggressivo il fascione anteriore, con l’immancabile griglia che stringe il cavallino Ferrari. Tuttavia, grazie ai due piccoli profili aerodinamici presenti agli angoli, la linea risulta ammorbidita e decisamente più elegante. Scivolando lungo la fiancata, poi, si scopre un design molto sfaccettato. Prima gli specchietti retrovisori alleggeriti nella loto forma dalla piccola apertura che li separa dal massiccio corpo della carrozzeria. Poi le prese d’aria: una vagamente rettangolare che spezza le linee curve sovrastanti di fronte alle ruote posteriori e un’altra, più ampia e morbida, subito dietro i passaruota anteriori, che sfiora il cavallino su sfondo giallo della Ferrari. Un cavallino che si ripete al centro di ogni cerchio in lega dalla forma a stella, non troppo innovativa, ma di grande effetto su questa vettura.














Non meno interessante è inoltre l'andamento del padiglione. Scendendo piuttosto bruscamente nella zona posteriore, questo fa sì che il lunotto, piuttosto bombato e rotondeggiante, resti racchiuso tra due spigolosi montanti posteriori che si allungano fin quasi alla fine del baule posteriore, staccandosi dal lunotto stesso. Il terzo volume, infine, presenta un design piuttosto massiccio, ma pulito. Qui i doppi fari lasciano il posto a un singolo elemento di forma sempre circolare, che sottolinea le linee decisamente curve e bombate della coda. Forse è proprio in questo punto che il design non è del tutto convincente. Se infatti la fiancata resta forse troppo “tormenta” (soprattutto rispetto alle ultime realizzazioni di Maranello), la coda si presenta troppo “curvilinea” per un modello Ferrari che
ha vorrebbe sostituire la 575M Maranello.

Ma questo lasciamolo giudicare ai 5.700 guidatori più fortunati che potranno testare le prestazioni di assoluta eccellenza di questa vettura. Perché, infatti, racchiuso in un telaio e in una scocca realizzati interamente in alluminio, c’è un propulsore V12 di 5999 cm3, che deriva direttamente da quello della supercar “Enzo Ferrari” e che è in grado di erogare una potenza di 620 CV a 7600 giri/min. assicurando alla nuova berlinetta un rapporto peso/potenza di 2,6 kg/CV. Per questo la 599 GTB sarà la berlinetta due posti 12 cilindri più prestazionale nella storia della Ferrari.


ALFA ROMEO 8C Competizione














Regina del Salone di Parigi è lei: la nuova Alfa Romeo 8C Competizione. Una supersportiva che sarà prodotta in edizione limitata. Si tratta di una due posti secchi dalla carrozzeria che reinterpreta in chiave moderna le forme di alcuni fra i più celebri modelli da corsa del passato, come la 33 Coupé Stradale e la Giulia TZ (Tubolare Zagato) degli anni Sessanta.

Che nell’ideazione ci sia stato un tocco Maserati lo si può notare soprattutto quando la si guarda in faccia. Ideata dal Centro Stile di Arese, la struttura di questa nuova Alfa è leggera e resistente, grazie all’impiego di un telaio in acciaio unito ad una scocca in fibrati carbonio.
















Il motore è un inedito otto cilindri a V di 90° di 4,7 litri, capace di erogare 450 cavalli. La trazione è posteriore, con il cambio robotizzato a sei marce collocato sul retrotreno. Non vi ricorda nulla questo particolare? Beh, si tratta in realtà dello stesso schema adottato dalle leggendarie monoposto Alfetta, per due volte Campioni del Mondo di Formula Uno, rispettivamente nel 1950 e nel 1951.

Anche le gomme sono state scelte con l’obiettivo di ottenere il massimo delle prestazioni: ultraribassate, montate su cerchi da 20 pollici, e ancora più ampie al retrotreno (283/35 contro 245/35). Un design, quello di questi cerchi, tipicamente Alfa, con linee dritte che convergono verso il centro della ruota con la semplicità e la purezza che contraddistinguono questa casa automobilistica.

Ma quello che forse colpisce di più della nuova 8Competizione, un modello che derivata dal prototipo presentato al Salone di Francoforte nel 2003, è il suo aspetto. Aggressivo ma sempre terribilmente elegante, lo stile Alfa Romeo sembra prendere forma attraverso la scocca di quest’automobile.















Un’automobile che nasconde sotto tanta grazia 450 cavalli che si è cercato di domare grazie ad un attento studio aerodinamico. E’ stato proprio grazie al tempo di studio trascorso nella galleria del vento, che d’altronde si è riusciti ad ottenere un tale effetto di deportanza per aumentare aderenza e stabilità del veicolo.

Infine, l’impiego della versione più evoluta del sistema elettronico VDC consente di mantenere il controllo dinamico dell’auto anche nelle manovre d’emergenza, senza che il piacere di guida venga penalizzato. E come potrebbe essere altrimenti quando si guida un’Alfa Competizione?

PEUGEOT 20Cup














Riuscite ad immaginare l’emozione di guidare un’automobile a 3 ruote? Riuscite ad immaginare di doverla guidare indossando un “casco integrale”? Seduti su di un sedile di pelle avvolgente. Vi trovate con un solo passeggero al vostro fianco. A stringervi sono le cinture di sicurezza sportive…Solo se prendete tra le mani il volante della nuova Peugeot 20Cup potete vivere questo sogno.
















Molto sofisticata dal punto di vista aerodinamico, la nuova concept car francese unisce, nei suoi 177 centimetri di lunghezza, una moto sportiva ed un’auto tenace. Erede della 206, di cui ha ripreso la linea anteriore, la 20Cup vuole indirizzare lo stile Peugeot verso tratti sempre più graffianti e felini. Un leone rosso segue la bordatura del parafango anteriore. Stampato sulla vernice nera metallizzata, o a scelta su quella bianca opaca, quest’animale ruggente conferisce alla vettura un aspetto ancora più irruente e deciso.

A ravvivare longitudinalmente la carrozzeria ci pensa, invece, una larga fascia centrale che stringe tra le sue braccia rosse rubino il leone argentato Peugeot. Questa lunga lingua scarlatta si assottiglia sempre di più avvicinandosi al retrotreno. Ed è qui dietro che spicca la monoruota posteriore, l’elemento chiave di questo nuovo gioiello “made in France”.















A rendere unica questa nuova concept car, costruita intorno ad una struttura monoscocca in carbonio, è, infatti, proprio questo adottare soluzioni meccaniche tipicamente sportive. Ma non è tutto. La monoruota posteriore che domina il retrotreno è assistita da un forcellone con monoammortizzatore a beveraggio progressivo di stampo motociclistico.

Inoltre il monobraccio serve esclusivamente come punto di controllo per la vettura, che pesa meno di 500 chilogrammi e che è centrata sull’avantreno per garantire un comportamento stradale efficace. Le tre ruote sono tutte in lega leggera e da 18’’ di diametro ciascuna. Uno sguardo alle sospensioni anteriori ci dice che sono a triangoli sovrapposti con barra antirollio regolabile.

Dando un’ occhiata all’interno della vettura scopriamo uno schermo multifunzionale, collocato al centro del volante sportivo, che mantiene visibili tutti i dati indipendentemente dalla posizione dello sterzo.

PEUGEOT 907: leone da corsa














Posizione di guida sdraiata come sulle auto da corsa, meccanica chiaramente ripresa dalle gran turismo da gara, come quelle che partecipano alla 24 Ore di Le mans. Ecco i due elementi essenziali della nuova Peugeot 907. Metà auto da corsa, metà berlina di lusso, al primo sguardo può sembrare un modello costruito per un set cinematografico. In realtà si tratta di un prototipo Peugeot realizzato per lo scorso salone di Parigi.















Vernice nera, interni in pelle rossa, finiture argentate. Un ampio schermo a colori sulla consolle, oltre che da navigatore, fa anche da computer, per tenere sotto controllo l’elettronica di bordo e per ascoltare musica MP3. Il cambio è sequenziale, ma attenzione, sulla Peugeot 907 il pedale della frizione c’è, anche se va usato solo in scalata. Da notare le cinture di sicurezza: a paracadute, come quelle che si usano in pista.

















Ormai questo nuovo gioiello da 500 cavalli viaggia ad una velocità di 315 chilometri orari per le strade di tutta Europa per una serie di collaudi che dovrebbero anticipare il suo debutto sul mercato.

TIRE IQ: i pneumatici iniziano a parlare







Un pneumatico in grado di comunicare con chi si trova al volante? Non è finzione cinematografica, è realtà.
Dalla collaborazione tra Goodyear e Siemens, infatti, è nato TIRE IQ, la gomma intelligente. Grazie ad una placchetta, un sensore passivo ed un’antenna in miniatura collocati all’interno di ogni pneumatico e grazie ad un ricetrasmettitore montato sui pararuota del veicolo, il Goodyear Tire Iq rivela i dati della pressione e della temperatura delle gomme. Poi, tutti i valori, possono essere visualizzati su uno schermo.
Ma non è tutto. Questa nuova tecnologia consente inoltre di misurare l’accelerazione longitudinale e laterale per quantificare le prestazioni in curva ed in frenata.

A partire dal 2008 il Goodyear Tire Iq sarà disponibile come equipaggiamento di serie, mentre già dall’anno prossimo negli Stati Uniti i sistemi di monitoraggio della pressione dei pneumatici saranno obbligatori su tutti i veicoli.

BUGATTI Veyron, impossibile raggiungerla

Qual’ è l’auto più veloce del mondo?



















E’ un’italiana, targata Bugatti, e il suo nome è Veyron.

Testata sulla pista di collaudo della Volkswagen a Wolfsburg, la Bugatti Veyron ha toccato più volte i 400 chilometri orari. Ad attestare il record è stato il celebre ente di certificazione tedesco, il Tuv, dopo una serie di test.












Prima di avviarne la produzione i prototipi percorreranno oltre 100.000 chilometri nelle condizioni più estreme. Soltanto così si potrà raggiungere il più elevato livello di affidabilità generale.
















Ma attenzione. Questa super car dotata di un 8000 cilindri da poco più di 1000 cavalli sarà presto sul mercato con soltanto 300 esemplari.

















Il prezzo? La preziosa Bugatti Veyron costerà un milione di euro.

YAMAHA FZ6 e BMW K1200R
















Si fa strada tra le naked la Yamaha FZ6.
Bello lo stile, elevate le prestazioni. Anche nel “tranquillo” segmento delle naked si stanno scegliendo sempre più spesso propulsori in grado di esprimere tanta potenza mettendo comunque a proprio agio anche chi possiede poca esperienza con le due ruote. Anche in questo caso vince il digitale. Sparito l’ago del contagiri, resta un tecnologico display LCD.



















Per chi ama, invece, le tedesche la parola d’ordine è BMW.
Il successo di riconoscimenti e vendite che ha accompagnato la K1200S ha spinto la casa tedesca a scommettere nuovamente sulla tecnologia di un simile modello elaborandone una versione naked estremamente originale.
Stiamo parlando della nuova BMW K1200R. Dalla sportiva K1200S sono stati ripresi la propulsione, la ciclistica, i freni e la rete di bordo, adattandone alcuni particolari all’assenza del vestito.
Agli amanti dei numeri possiamo dire che il milledue tedesco è in grado di erogare 167 CV a 10.250 giri/min…Un vero e proprio record nella categoria.

HONDA Hornet















Un look elegante, un propulsore capace di elevate performance ed un prezzo di listino estremamente interessante, invece, costituiscono insieme il segreto del successo della
Honda Hornet.
Un prodotto molto apprezzato dai motociclisti europei e proprio per questo motivo aggiornato con costanza ma senza troppi stravolgimenti per adattarsi alle richieste di un mercato sempre più esigente, anche in tema di naked. Il design morbido ed elegante del modello 2003 è rimasto sostanzialmente lo stesso.
Completamente nuova la strumentazione.















L’analogico non è più di moda.

Così si è optato per un nuovo quadro asimmetrico con un display digitale LCD retroilluminato sormontato da una fila di LED posizionati alla sinistra di un ampio contagiri analogico. Questa struttura è messa ancor più in risalto da una sottile cornice di alluminio. Ne risulta perciò un look metallizzato che conferisce grande aggressività al nuovo frontale. Presenti nel display anche le indicazioni del carburante, il contachilometri totale e l’orologio. Non solo. All’interno del contagiri è posizionato un piccolo display aggiuntivo LCD, che segnala la temperatura del liquido di raffreddamento.

DUCATI Monster













Che la bellezza e la funzionalità non hanno bisogno di orpelli ce lo aveva già dimostrato la
Ducati, con la sua Monster. Eppure questa famiglia ha deciso di allargarsi. Anzi, di sdoppiarsi. A partire da quest’anno, infatti, chi vorrà mettersi in garage la popolare naked di Borgo Panigale potrà scegliere il modello più adatto alle sue esigenze tra la collezione “classica” o quella più “sportiva”. L’arrivo sul mercato della S2R, dotata di design e soluzioni tecniche simili a quelle della più tosta S4R, segna l’inizio di una nuova era per la Monster (che da parte sua mantiene un grande successo, soprattutto tra i più giovani).








L’aggressiva Monster S2R riprende le linee generali dell’S4R, ma siamo di fronte ad un motore di tutt’altra tipologia. La zona anteriore è stata alleggerita grazie all’utilizzo di un bicilindrico a due valvole raffreddato ad aria, pertanto privo di radiatore.

LAMBORGHINI Miura

















A volte un’auto leggendaria può tornare a correre sull’asfalto dei tempi moderni. Questo è il caso della Lamborghini Miura, probabilmente la più amata supersportiva italiana.
Anche chi non ha assistito quarant’anni fa alla nascita di questo famoso modello, nato nell’autunno del 1965 (in occasione del “compianto” Salone di Torino), probabilmente ha sentito parlare di quell’auto leggendaria. Un’auto che è stata capace di dimostrare che costruire una vettura fatta per la strada di “tutti i giorni” e allo stesso tempo dotata delle specifiche tecniche di una vettura da competizione era possibile.



Un “ritorno al futuro” lo si vuole adesso con la nuova Miura Concept, la prima Lamborghini disegnata da Walter De’ Silva, il nuovo responsabile Stile della prestigiosa Casa automobilistica emiliana. Lo stile formale della nuova Miura, infatti, segue fedelmente quello della sua antenata, proponendo linee che restano pure e decisamente essenziali. Tanto essenziali che sono stati eliminati soltanto gli elementi ritenuti maggiormente superflui.
I ritocchi più significativi sono stati realizzati nella parte bassa della vettura. Nuovi studi aerodinamici, infatti, hanno portato all’elaborazione della linea sottostante alle fiancate.
Obiettivo del nuovo disegno? Assicurare la massima resistenza possibile.














Non grandi cambiamenti insomma. Chi guarda la vecchia Miura e la confronta poi con la nuova, probabilmente vedrà nella neonata Lamborghini la diretta e inevitabile discendente del mito. Nuovi gruppi ottici, ruote ed interni rinnovati, ma essenzialmente sempre la stessa emozione.

Delle differenze concrete però esistono, e si trovano innanzitutto nelle dimensioni. Infatti il nuovo modello è cresciuto:
4,59 metri di lunghezza (contro i 4,35 del passato),
1,99 m di larghezza (1,80 m)
e 1,20 m di altezza ( 1,07 m nell’originale).
Poi, il motore. Non più in posizione trasversale, ma longitudinale e con trazione integrale.